Le domeniche di vento 
a Settembre
soffiano via dal cielo il sole
o almeno quel che rimane,
tra quei grumi 
di nuvole e domande
sono macchie sulla pelle di sale.
Sei solo, tra le strade 
strette bruciate
all’ora del pranzo 
mentre dalle finestre
l’odore di sugo 
e delle stesse parole
è la nenia straniera 
che non riesci a capire.
Ti sfiora il volto, veloce 
e passa
il senso, di un circolare 
eterno viaggiare:
ti rende l’esule 
tra le sue stesse case.

Io ti parlo
mentre tu mi parli.
All’ora in cui ormai
tutto il mondo riposa;
e noi siamo ancora 
qui fuori
seduti per terra
schiena su schiena
a raccontarci 
l’uno sull’altro,
di quando finalmente
potremo partire:
partire solo
per poi ritornare.

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