Amore e memoria.
Un sogno del cuore, forse, la fotografia.

Che ruba un paio di occhi, con le sue lunghe braccia silenziose, soltanto per ricordarli.
Dipinge un’emozione, là dove i nostri ricordi si bloccano, fortunatamente, un passo prima
del baratro nero del tempo e dell’oblio. Dovrebbe essere qualcosa di abbastanza simile ad
una svista del tempo stesso, inteso come minuti, anni e secoli.
Dovrebbe essere una falla di questo meccanismo, in teoria, che a quanto pare non è fatto
per lasciare tracce. Eppure, sinceramente, credo che la fotografia sia un’invenzione del
tempo stesso. La sua più grande debolezza. La nostra più grande meraviglia.
Tutto quello che a noi, quanto a lui, da sempre serviva per ricordare il caldo,
di quelle estati umide che dio solo sa, e le nostre mattine, in cui eravamo tanti,
e ci davamo il buongiorno mentre ognuno scappava verso le proprie cose
e ci si scambiavauno sguardo a stento.
Tutto quello di cui avevamo bisogno, per ricordare il bene che ci eravamo regalati,
e quanto ce ne siamo regalati, o l’amore anche, chiamatelo come volete.
E magari ci avrebbe ricordato anche tutto quello che non siamo stati e che mai saremo,
tutte le parole non dette, quelle rimaste incastonate ed un po’ nascoste,
tra un battito di ciglia ed un sorriso.

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